MANIFESTO PER UNA LIBERA ESPRESSIONE DEL DATO
PROPOSTA PER LA DEFINIZIONE DI NUOVE METODOLOGIE DI OSSERVAZIONE, ANALISI E VALORIZZAZIONE DEI DATI
La dimensione digitale si presenta ai nostri occhi come uno spazio aperto, gli orizzonti sono così vasti che è difficile persino immaginare che non siano veramente illimitati. Grandi nebulose di informazione si espandono continuamente per creare galassie di interconnessioni. Come verso lo spazio esterno, i nostri occhi osservano la luminosità di questi fenomeni senza afferrare pienamente la loro complessità e grandezza. Se cerchiamo di immaginare questi mondi, senza esplorarli ci è impossibile capire la loro natura: la relazione tra gli elementi, i loro abitanti, la dinamica degli ecosistemi. Esplorare è costruire esperienza, addentrarsi, disegnare un percorso con le nostre impronte.
La dimensione digitale è popolata di dati, sarebbe semplice dire che si presentano in lunghe file, ordinati nel tempo e nello spazio, categorizzati, classificati, archiviati, elaborati in modi così specifici che quando vi entriamo potremmo assistere ad un ordine perfetto. La struttura precisa di un’immensa biblioteca, scaffali allineati in verticale e orizzontale, un sistema di archiviazione e gestione diligente che ci mette in mano il volume preciso, meglio se memorizzato così perfettamente da poter mostrare con precisione la linea esatta dove si trova enunciato il concetto che stiamo cercando. Qualsiasi ricercatore deve aver fantasticato con una biblioteca così, pur sapendo che non esiste una ricerca che sia una linea retta e che le vere scoperte si raggiungono solo passando da uno scaffale all’altro, leggendo tra le righe, interpretando i segnali tra gli autori che ci catapultano da un universo all’altro come solo la quantistica più avanzata potrebbe spiegare.
La vera ricerca è l’esperienza della ricerca; è il viaggio ciò che insegna, sono le connessioni improbabili, singolari, guidate dalla visione del territorio di ogni esploratore, che indicano i punti da cui poi emerge la cartografia. Gli esploratori della dimensione digitale sono gli utenti delle piattaforme e delle applicazioni, le esperienze dei loro viaggi costruiscono mappe che sono costellazioni di collegamenti in reti di relazione tra oggetti digitali che creano grandi catene di significati complessi. Ad ogni passo, gli esploratori campionano, registrano, lasciano tracce, indicano i risultati: dialogano con i dati.
Esploratori liberi e decostruiti, cercano una relazione orizzontale, con sguardo prospettivista, si presentano come esseri multi-sistema nella ricerca di un matching strutturale con gli abitanti di questi ecosistemi. È chiaro che per comprendere i dati dovremmo osservarli in piena libertà, capire le loro dinamiche interne per fare sì che parlino e poi imparare il loro linguaggio in modo che possano raccontarci i segreti che custodiscono, i loro percorsi, le storie che i loro viaggi raccontano. È possibile uno spazio dove i dati possano vivere in libertà? Esiste un modo per esplorare uno spazio aperto senza imporre percorsi di navigazione e mappe? È possibile pensare ad un ecosistema in cui la vita digitale fiorisca per mostrare forme naturali in cui si possa navigare in modo migliore? Esiste un ordine che trascende l’esperienza che l’occhio umano ha imposto, è lo sguardo con cui gli abitanti di ogni ecosistema osservano il proprio ambiente e lo interpretano. I dati contano, non solo come cifre inerti. Contano e raccontano anche storie, proprio come gli elementi inorganici che si concatenano per far accadere il miracolo della vita stessa.
Questo è il tipo di storia che ci siamo proposti di raccontare con SKIPPER, la storia che l’esperienza digitale dei nostri utenti scriverà sulla base dei loro percorsi di esplorazione. Centinaia di passi, migliaia di ricerche, incontri inaspettati che avvengono quando si viaggia senza un itinerario, facendosi strada man mano che si avanza. Un percorso verso scoperte uniche e vere. Questa è la nostra ricerca, senza un percorso prestabilito, ma guidata da una bussola che si orienta come attratta da un’irresistibile polarità magnetica verso otto punti cardinali che sottoscriviamo come manifesto della nostra posizione in questa cartografia invisibile, autogenerativa, multidimensionale e complessa.
La nostra carta di navigazione nell’universo digitale è, giustamente, un Manifesto per concentrare in maniera plurale esperienze web inclusive senza restringere il proprio ambito applicativo, per lasciare spazio alle idee e alla condivisione dei saperi con i soggetti che in questo momento storico stanno supportando un ideale di web aggregativo. SKIPPER nasce come una piattaforma su cui innestare saperi ed esperienze diverse, unite dalla passione per la libertà della lettura del dato, dalla curiosità di potersi immergere nel web senza precondizioni. Questo Manifesto è una chiamata a tutti quei soggetti che abbracciano un’impostazione basata sulla ricerca come espressione della libertà e forma di costruzione della conoscenza; che non smettono di credere che dalle connessioni a contenuto human first possano svilupparsi nuove forme di esperienze che ci permettano di abitare l’ immensità della dimensione digitale.
1.
Ricerca è costruzione.
L’esplorazione rende possibile la conoscenza precisa di uno spazio; i percorsi che si snodano attraverso l’esperienza sono le basi strutturali che permettono la costruzione e l’espansione delle reti di conoscenza. La nostra ricerca si basa su questa intenzione costruttiva, ogni nuova scoperta è la base dei successivi piani per l’edificazione della conoscenza.
Solo attraverso questi percorsi singolari e specifici possiamo tracciare nuove linee di relazione in cui, come succede con le reti neurali, ogni nuova connessione potenzia le capacità dell’intero sistema.L’informazione viaggia attraverso queste reti, moltiplicando esponenzialmente e generando nuove possibilità di espansione permanente.
2.
Atomismo del dato
Il dato è un’unità altamente complessa, la cui capacità espansiva ha una componente molto importante associata alla sua natura di aggregazione o disintegrazione. Se lo definiamo secondo le leggi fondamentali della materia, dovremmo trovare una definizione per le sue intrinseche proprietà di connessione che rispondono allo spazio e alla dimensione in cui è contenuto quando si trasforma in informazione. Nell’atomismo del dato riscontriamo uno dei nostri paradigmi fondanti.
Negli aggregati molecolari il dato-atomo acquisisce proprietà che superano la somma delle sue singolarità, ma solo attraverso l’analisi delle sue proprietà individuali possiamo capire questa sua natura con maggiore precisione e certezza; allo stesso modo in cui, con la materia fisica, è stato lo studio degli atomi ciò che ha portato ad una comprensione approfondita degli elementi e delle loro proprietà. Comprendere l’informazione come se fosse materia, ci porta ad osservare le proprietà atomiche dei dati che la compongono e l’enorme potenziale di cui dispongono.
3.
La leggerezza del dato.
Allo stesso modo in cui il dato nella sua espressione individuale ci permette di capire gli elementi che costruiscono l’informazione, è anche parte sostanziale della nostra comprensione di esse la sua componente geometrica, dalla quale è possibile modellare qualsiasi forma. Sul dato leggero troviamo nuove forme per spostarci attraverso la complessità.
In questo senso è sia forma che sostanza. La sua comprensione a livello espressivo è delineata dalla sua leggerezza, la sua natura materiale è consistente ma plasmabile, capace di sostenere strutture di grande complessità, edifici di informazioni che si innalzano in geometrie vertiginose sostenute da colonne che possono essere tanto sottili come una semplice linea.
Gli anelli delle catene di costruzione di qualsiasi struttura d’informazione sono unità indipendenti che possono galleggiare in un vuoto completo o essere parte di blocchi compatti che si aggregano per formare costruzioni intricate.
4.
Linee che formano una mappa.
Quando osserviamo i dati nella loro forma pura, vediamo le connessioni profonde che si trovano nelle informazioni. Come con le vestigia che il passato dell’umanità ha lasciato sulle pareti delle grotte, dove i ricercatori cercano indizi sulle origini della nostra civiltà, analizzando le relazioni che esistono tra forme pure di dati, possiamo individuare le caratteristiche primitive e fondanti dell’informazione che spiegano la sua evoluzione e il suo presente.
La ricerca delle fondamenta, dei pilastri su cui si erge tutta la costruzione dell’attuale universo informativo è senza dubbio un’indagine sulla materialità che lo costituisce; è nei suoi stessi muri dove la purezza degli elementi può darci il resoconto più preciso dell’evoluzione dei suoi componenti: sulle pareti della grotta i pittogrammi riflettono una realtà millenaria, ma la sua vera comprensione verrà dalle tracce, dai materiali, dalle proprietà più elementari che sono rimaste impresse come testimonianza della vita sulle rocce inerti. Le mappe dell’antichità si decifrano attraverso l’inchiostro stesso con cui sono state tracciate le loro linee.
5.
L‘intorno del dato.
I dati hanno un comportamento sistemico, si definiscono attraverso un complesso processo di differenziazione e assimilazione con il loro ambiente. I dati disaggregati e analizzati in piena libertà ci permettono di osservare le loro relazioni, il modo in cui sono ordinati e strutturati secondo comportamenti di aggregazione che formano categorie. L’osservazione attenta dell’intorno del dato è per noi ugualmente importante che il dato stesso.
Questa libertà di espressione rende possibile l’esistenza di sistemi relazionali in cui un dato ci conduce ad altri elementi con cui condivide somiglianze e funzioni o risponde a necessità specifiche, un ambiente armonioso che favorisce forme di confronto e di scelta molto fruttuose.
6.
Conoscenza è libertà.
Permettendo lo sviluppo di ecosistemi armoniosi di relazioni tra i dati in cui le connessioni avvengono liberamente, apriamo nuove prospettive di osservazione. Il processo di differenziazione funzionale tra i vari dati li inquadra e li delinea, lasciando uno spazio aperto per l’esplorazione.
Con questa nuova prospettiva, abbiamo trovato una maggiore ampiezza di visione, possiamo fare scelte che ci portino a scoprire ed imparare in modo veramente autonomo. Creando un ambiente in cui si dà tutto lo spazio necessario ai dati per la loro espressione, che permette anche un’ampia esperienza di esplorazione, favoriamo l’effettiva relazione tra conoscenza e libertà.
7.
Liberi di arrivare ovunque.
Il luogo di partenza è sempre noto, ma una vera avventura trova un possibile percorso di esplorazione ad ogni angolo del percorso. Quando tracciamo i cammini possibili, prendendo in considerazione il valore di ognuno dei loro singoli elementi, troviamo innumerevoli modi di attraversare lo stesso territorio, sentieri che si aprono davanti ai nostri occhi con un’immensità di scelte.
Le mappe che possiamo disegnare partendo da qualunque punto della geografia inesplorata, sono tanto diverse quanto lo vuole la nostra ricerca: le destinazioni che raggiungeremo, saranno il riflesso del nostro impulso ad andare avanti. Le mappe che seguiamo nell’esplorazione di un mondo aperto si disegnano mentre avanziamo.
8.
Dati, componenti e architetture
I dati sono blocchi funzionali, aggregati e disaggregati secondo le esigenze di chi li legge. Ogni forma creata da singole unità sommate può essere composta, scomposta e rimodellata in nuove linee, nodi, aree e strutture di navigazione.
Come un materiale circolare, i dati, trattati in modo unitario, possono essere riutilizzati, come un mattone che viene usato per fare un muro, un ponte o un acquedotto, ma torna anche ad essere di nuovo argilla sul fondo di un fiume o pietra su cui sorge una collina, o substrato che nutre gli esseri viventi che crescono sulla superficie. I dati sono la materia che costituisce la dimensione digitale, sono materiali singolari, rari, preziosi, la cui esplorazione è senza dubbio la grande avventura di questa epoca.
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